«L’ora dell’idiozia»

di Alberto Giovanni Biuso
(21.5.2021)

«Questa è l’ora dell’idiozia! Se avessi detto a quella gente: il virus si diffonde nell’aria; datevi i baci a distanza; reingoiate -tenendo ben strette le vostre museruole- l’anidride carbonica e i microrganismi che espirate; esultate per l’#iorestoacasa a tempo indeterminato; accettate ubbidienti di trasformare ogni persona con una divisa nel vostro padrone che vi dice quello che potete e non potete fare, a suo sostanziale arbitrio; svolgete un intero anno scolastico e accademico a casa davanti a un monitor; sentitevi al sicuro con il coprifuoco e tornate alle vostre casette entro le ore 22.00, come bravi ragazzini; buttate a mare i vostri libri e i vostri studi su Foucault (biopolitica), su Lévinas (il volto), sulla Teoria critica (la menzogna dell’autorità) e credete invece a Speranza, a Conte, a Zaia, a Musumeci, a Gelmini, a Draghi…; rassegnatevi a non rivedere mai più -né vivi né morti- i vostri cari malati; credete all’autorità paternalistica che decide ogni cosa al vostro posto e sospende la Costituzione; non esistono cure ma soltanto vaccini; diffidate di tutti e rinunciate alla vita; convincetevi che #andràtuttobene; mobilitatevi per la guerra totale contro il virus.
Se avessi detto a quella gente tutto questo, avrebbero creduto anche a quello!»

«Questa è l’ora dell’idiozia! Se avessi detto a quella gente: buttatevi dal terzo piano del Columbushaus, avrebbero fatto anche quello!»
Joseph Goebbels, 18 febbraio 1943, dopo aver invitato i tedeschi alla guerra totale e aver avuto il loro convinto consenso (citato in Luigi Zoja, Paranoia. La follia che fa la storia, Bollati Boringhieri 2011, p. 238).

Percentuale di vittime del virus Covid19 dall’inizio dell’epidemia (fonti ufficiali).

Morti per Covid19-Sars2, 21 maggio 2021, ore 15.53: 3.425.017 – 3 milioni e mezzo.
OMS. Health Emergency Dashboard – Organizzazione Mondiale della Sanità.

Popolazione mondiale alla stessa data: 7.867.462.000 – quasi 8 miliardi.
Fonte: worldometers

Percentuale mondiale di vittime del virus secondo le fonti ufficiali: 0,04353

 

Una neolingua tetroterapeutica

di Peppe Nanni
3.1.2021

Proverbi della neolingua tetroterapeutica. Per esempio:
 
Vedo troppa gente in giro
I camion di Bergamo
Lo faccio per gli altri
Distanti ma uniti
Pensate alle cene mentre ci sono i morti
Una dieta appropriata al loccdaun
C’è meno smog
Spero bene da te
Non uscivo neanche prima
Meno male che c’è Netflix
Faccio ginnastica in bagno
Ora legale per la Nascita di Natale
Non è il momento di fare polemiche
E allora tu cosa proponi?
Hai ragione, ci devono dare ordini più chiari
La Scienza non è un’opinione
Troppi scienziati fanno confusione
Io non ho le competenze, mi affido alla Merkel
La prozia è una congiunta?
Non hai visto la Svezia?
Allora sei un trumpista!
Uccidi la nonna per un aperitivo
È un problema di scarsa educazione. Chiudiamo le scuole
Non solo i vecchi, ho letto che inKazakistan ha la febbre anche un bambino
Tante lagne per qualche sacrificio, pensa se ci fosse la guerra
Siamo in guerra
Dovete lavarvi le mani
Cerchiamo di fare la nostra parte. Non dovete lavarvene le mani
Appena vi abbiamo detto di comprare  col cash back nei negozi e non on line, ci avete preso sul serio

Corpi e corpi. In presenza

di redazione corpi e politica
(28.6.2020)

corpi e politica si apre da oggi al racconto di esperienze concrete di liberazione dei corpi, che possono prefigurare nuove forme di resistenza all’invadenza – di sistema e di dettaglio – di uno Stato etico che mina alla radice la libertà della vita.

 

corpi e politica è nato dall’urgenza di denunciare le insopportabili limitazioni imposte ai corpi. Limitazioni alla libertà di movimento, di espressione, di scambio fisico, decretate con una normativa arbitraria e autoritaria. Limitazioni pesantemente imposte con il terrorismo psicologico e mediatico che ha spinto a percepire in qualsiasi altra persona e perfino nell’ambiente una minaccia alla propria vita, che ha spinto le persone a recludersi spontaneamente o a limitare al minimo la propria vita sociale e di relazione – che è poi la vita stessa.

Vivere significa infatti scambio con i propri simili, incontro dei corpi nei luoghi reali, nell’ambiente, nel mondo. La vita è movimento, scoperta, autonomia – sorpresa e invenzione che si dà soltanto nella relazione con lo sconosciuto. La dissoluzione del contatto sociale diventa invece la migliore garanzia per chi governa, qualunque sia il suo nome: atomi sociali irrelati non potranno mai fare corpo per partecipare alla vita politica attiva anziché subire passivamente decisioni calate dall’alto.

Tutto questo ha molto poco a che fare con epidemie e questioni sanitarie, considerata la grande sproporzione fra i danni prodotti dal virus e gli enormi, universali, pervasivi danni fisici, psichici, sociali, economici provocati dalle misure di reclusione: una forma di controllo arbitrario delle esistenze che non ha precedenti nella storia per dimensioni e profondità.

La questione della libertà è da sempre una questione di corpi, del loro muoversi nello spaziotempo con energia, consapevolezza, lucidità, in autonomia rispetto a forme di convivenza coatte, da minacciose strutture di obbedienza, da regimi sanitari autoritari. L’esistenza umana è incompatibile con il regime della separazione. È fatta di una relazionalità costante, pervasiva, faticosa e feconda.

Di fronte al cristallizzarsi di questa situazione poche e isolate sono state le voci critiche. Ora però il regime di limitazione dei corpi si sta attrezzando per diventare permanente e la resistenza non può  che partire dai corpi. Dai nostri corpi, dai corpi che siamo.

Nella rivoluzione etica ed estetica del secolo scorso, uno slogan centrale era la “liberazione del corpo”, all’insegna di un cambiamento radicale che ha coinvolto milioni di esistenze: dagli atteggiamenti e comportamenti quotidiani degli individui ai grandi orizzonti collettivi di reinvenzione del mondo. Oggi, nel tempo oscurantista della paura, il primo oggetto di attacco e di censura è stato il corpo e l’energia che scaturisce dal desiderio – ma la fisicità dei corpi e l’estetica del desiderio erano già in una fase di desistenza. Ora, liberare i corpi significa puntare sull’incontro fisico, rilanciare la potenza del contatto e la necessità – umana ovvero politica – della relazione.

Tenere una lezione ai propri studenti senza mediazioni telematiche, in presenza fisica; lavorare in gruppo ‘dal vero’; spostarsi fisicamente in un’altra città o nazione; fare una festa; fare un’assemblea – potrebbero sembrare le più ovvie delle rivendicazioni, il ritorno a una normalità da recuperare dopo un periodo di obbligata astinenza. Ma invece proprio il tempo della deprivazione ha dimostrato quanto quelle pratiche siano preziose, funzionali alla vita activa senza la quale, per l’uomo, non si dà vita contemplativa ma neppure la mera sopravvivenza biologica.

Per questo corpi e politica si apre da oggi non solo alle riflessioni sul nostro tempo, ma anche al racconto di esperienze concrete di liberazione dei corpi, che possono prefigurare nuove forme di resistenza all’invadenza – di sistema e di dettaglio – di uno Stato etico che mina alla radice la libertà della vita.

Sui gravi danni psichici e sociali della paura da Covid19

[Il comunicato che pubblichiamo è stato redatto da un gruppo di psicologi e psichiatri, si trova in questa pagina e ben sintetizza quanto anche corpi e politica ha cercato di argomentare in questi mesi. I loro autori si dichiarano in pieno accordo anche con il documento del Comitato Rodotà da noi già pubblicato Si scrive salute. Si legge democrazia. Crediamo che si tratti di un significativo contributo alla comprensione dei danni enormi inferti alla collettività, ai singoli, alle libertà. In modo pacato ma fermo si chiede ai decisori politici e ai mezzi di informazione di cambiare direzione allo scopo di evitare ulteriori disastri e ripristinare la salute pubblica, che è un fatto globale e non soltanto virale]

Questo è un documento di allarme sul periodo Covid-19 e sulla sua gestione. Il presente Comunicato offre infatti la visione professionale di un gruppo di psicologi e psichiatri relativa ai fattori che hanno determinato forti scosse sul versante psicologico e comportamentale a carico della popolazione; è finalizzato a non ripetere gli stessi errori e, soprattutto, a sollecitare una ripresa realmente rispettosa ed attenta alle esigenze esplicite ed implicite delle persone.

Il Comunicato è rivolto:

  • alle autorità, con l’obiettivo di offrire sia una delucidazione sulle dinamiche emerse durante questo periodo, sia delle proposte attuabili a breve termine;
  • a tutti i colleghi psichiatri, psicoterapeuti e psicologi, ai quali chiediamo di aderire esplicitando il loro consenso sulla pagina Unisciti;
  • a tutta la popolazione, affinché sia possibile tutti insieme affrontare le criticità, compiere delle scelte e far sentire la nostra voce, nel pieno rispetto dei diritti Costituzionali.

Il Comunicato

Introduzione

Il presente Comunicato è frutto di osservazioni, dibattiti, esperienze e studi di psicologi, psicoterapeuti e medici psichiatri preoccupati delle conseguenze negative di alcune misure adottate per affrontare e contrastare la diffusione del COVID-19, che rischiano di non limitarsi al solo periodo attuale.

Il nostro fine, coerente con il nostro lavoro e le nostre ricerche, è quello di promuovere, tutelare e proteggere il benessere psico-fisico individuale e sociale.

Le segnalazioni, le riflessioni e le richieste contenute in questo documento hanno lo scopo di rendere consapevoli i nostri governanti e la popolazione intera degli effetti collaterali e dei pericoli che certe azioni hanno e potranno avere sulla salute mentale e sul benessere della comunità a 360 gradi.

Questo Comunicato, fondato su dati e ragionamenti scientifici, si pone come osservatore della situazione attuale da punto di vista psicologico, e desidera fornire degli strumenti per evitare l’innesco di dinamiche patologiche pericolose per l’individuo e la società intera.

I punti che verranno toccati sono 3:

  1. danni psicologici conseguenti al lockdown e alla sua gestione

2. I pericoli di una comunicazione contraddittoria e fondata sulla paura

3. Preoccupazione sulle conseguenze di una ripresa non sistemicamente ragionata

In ultimo, verranno avanzate delle proposte e delle richieste.

Questo comunicato è apartitico, dunque non vuole essere oggetto di strumentalizzazione da parte di alcun partito politico.

1. I danni psicologici conseguenti al lockdown e alla sua gestione

La prima sollecitazione a creare il presente Comunicato è rappresentata dalle gravi condizioni psicologiche che la natura e la gestione del lockdown ha comportato nelle diverse fasce della popolazione. Brevemente ed in modo sommario elenchiamo le più evidenti:

  • Isolamento

I repentini cambiamenti nello stile di vita e nella limitazione della libertà personale, ha decretato l’avvio di una serie di dinamiche ben conosciute dalla letteratura medica e psicologica al riguardo. In particolare l’isolamento è da sempre associato a conseguenze sul piano psichico e somatico che comportano una caduta sulle possibilità di resilienza (fino a disturbi di tipo funzionale) e di corretto funzionamento del sistema immunitario. Siamo esseri viventi con una natura intrinsecamente relazionale, indispensabile per un vivere salubre.

  • Sintomi depressivi

Molteplici survey ed osservatori clinici, hanno rilevato un aumento dei sintomi depressivi nella popolazione, che variano da un umore depresso difficilmente contenibile alla perdita di motivazione, dal senso di affaticamento fisico e cognitivosentimenti di autosvalutazione. Nuovamente, tali sintomatologie hanno una ricaduta sul sistema immunitario, diminuendone la funzionalità ed espongono dunque maggiormente gli individui a varie forme di patologie.

  • Violenza e aggressività

La limitazione della libertà, la paura e la preoccupazione per il futuro hanno dato l’avvio a risposte disforiche con aumentata propensione al danneggiamento di altri e di se stessi. La violenza domestica è aumentata, così come episodi di aggressione verbale e fisica tra individui familiari o non familiari. La sospettosità paranoide nei confronti degli altri, come “portatori di malattie” e untori, è ormai l’oggetto principale della disgregazione della comunità.

  • Senso di incoerenza

La percezione di sempre più marcate contraddizioni nelle comunicazioni ufficiali da una parte e una certa forma di censura di punti di vista autorevoli, ma non riconosciuti dal mainstream, dall’altra (debunking scientisti, gogne pubbliche, lesioni alla libertà di espressione), è un fattore predittivo dell’alterazione della salute, ben rilevabile dai principi e dai test di salutogenesi.

  • Controllo individuale e sociale

La progressiva concretizzazione di scenari orwelliani, giustificati da una necessaria urgenza per la protezione della salute fisica, sono proporzionali ad un aggravamento della salute psichica e un impoverimento della cultura. Tale aspetto appare inspiegabilmente come una preoccupazione minoritaria o addirittura non degna di nota. In altre parole emerge in modo sorprendente un’ossessiva attenzione a proteggere l’aspetto quantitativo dell’esistenza umana, a discapito dell’aspetto qualitativo.

  • Overdose tecnologica

Per quanto la tecnologia possa offrire indubbie comodità in vari ambiti del quotidiano, è pericoloso cavalcare il periodo contingente per un suo potenziamento indiscriminato. L’evoluzione tecnologica non può essere associata all’evoluzione dell’individuo e della società; in diversi casi può compromettere infatti le normali capacità cognitive e la regolazione emotiva. La tendenza attuale è di porre la persona al servizio della tecnologia, non viceversa. Non tutto ciò che può essere fatto, deve per forza essere fatto.

  • Sviluppo e crescita dei minori compromessi

Allarma il drammatico e brutale accantonamento delle pratiche a tutela dello sviluppo dei bambini. Scelte e strutturazioni di percorsi validate nel corso di anni ed anni di ricerca psicopedagogica, vengono dismessi e sostituiti da sconfortanti soluzioni posticce, sotto l’egida di comunicati “scientifici” come quello dell’OMS che suggerisce l’utilità dei videogiochi per far trascorrere il tempo ai più piccoli (la stessa OMS che, negli ultimi vent’anni, ha invitato noi operatori della cura a creare e realizzare progetti per un uso consapevole della rete internet al fine di prevenirne la dipendenza e l’abuso) o da idee di rientro inaccettabili come l’uso di braccialetti elettronici per il distanziamento o, ancora peggio, soluzioni a lungo termine di video-educazione.

2. I pericoli di una comunicazione contraddittoria e fondata sulla paura 

Riguardo alla comunicazione ufficiale sui mezzi di maggiore diffusione – come televisione, testate giornalistiche, radio e social network – mettiamo qui in luce gli elementi macroscopici che hanno condotto la popolazione a maturare uno stato di ansia generalizzata e terrore, con le conseguenze – unite  alla preoccupazione per il proprio lavoro e ad altri fattori di disagio – sopra esposte.

  • Enfasi sui valori assoluti e numeri aumentati sui giornali, senza contestualizzazione e senza dimostrazione della loro veridicità, specie riguardo al numero di contagi e morti attribuibili al virus ma non comprovati come tali.
  • Medici e virologi hanno comunicato in maniera allarmante e con dati pilota non sempre attendibili, senza alcuna sensibilità sul versante psicologico, e senza precisare il valore ipotetico delle affermazioni, date le incertezze scientifiche in merito.
  • La comunicazione non è stata sobria né chiara, assumendo spesso connotazioni più simili a quelle di un salotto televisivo o, sul versante opposto, veicolando un’idea di scienza dogmatica e riduzionista, ben lontana dalla complessità degli elementi in gioco.
  • Il metodo di ricerca scientifico presentato è un decadente scientismo, attraverso il quale viene imposto all’opinione pubblica la mitologica idea di scienza in grado di offrire soluzioni matematiche e risposte a tutto, piuttosto che riconoscerne con onestà intellettuale i reali limiti e le incertezze.
  • La comunicazione ufficiale non ha responsabilizzato i cittadini ma ha utilizzato come mezzo di controllo comportamentale la paura (contagi, sanzioni, minacce di prolungamento del periodo di emergenza).

I danni si sono evidenziati in modo pandemico e si evidenzieranno ulteriormente a breve e a lungo periodo. L’ansia generalizzata, infatti, produce effetti a lungo termine che possono evolvere in disturbo post traumatico da stress o sintomi depressivi, burn out, disturbi ossessivo compulsivi, disturbi antisociali, come sopra esposto, unitamente a problemi alimentari, disturbi del sonno, problemi psichiatrici. Tutto questo, sommato alla preoccupazione per il futuro, può sviluppare ulteriori effetti non prevedibili.

3. Preoccupazione sulle conseguenze di una ripresa non sistemicamente ragionata

La natura umana è intrinsecamente relazionale e il nostro cervello si sviluppa solo grazie a relazioni di una certa natura. Le relazioni familiari quanto quelle sociali, per potersi strutturare ed evolvere, hanno bisogno di potersi appoggiare continuativamente ad una presenza fisica e di poter essere vissute con fiducia, e non con sospetto o paura. Ogni surrogato tecnologico in tal senso, sarà sempre deficitario.

Instillare nelle persone, e ancora di più nei bambini, il timore di un “nemico invisibile” di cui il prossimo può essere portatore, equivale ad impoverire od annichilire ogni possibilità di crescita, scambio, arricchimento; equivale in sostanza a cancellare ogni possibilità di vita intensa e felice.

Soluzioni economiche per famiglie e lavoratori disattese o concretizzate in modo non conforme rispetto alle promesse fatte, fomentano i timori, il disagio e l’ansia legata alla propria sopravvivenza, un’ansia attanagliante già drammaticamente presente e pervasiva nella vita di molte persone. Il senso di impotenza in merito aggrava la già precaria situazione psicologica. Il tasso di suicidi rischia di aumentare esponenzialmente, generando problemi alla salute pubblica non certo inferiori a quelle legate a un virus.

Proposte e richieste

  1. Ripristinare una comunicazione realmente democratica e pluralistica, libera e di confronto.

Il disagio psichico indotto dal radicale sovvertimento degli stili di vita delle persone è variegato ed assume contorni psicopatologici diversi, ma sempre accomunati da drammaticità di esordio e gravità clinica.

Il primum movens di tutte le situazioni psicopatologiche manifestatesi è rappresentato dal binomio perdita di speranza/paura: se la comunicazione reitera incessantemente e monocraticamente contenuti terrorizzanti, stigmatizzando punti di non ritorno reali o fantasmatici, in automatico si ingenerano tali vissuti che fungono da trigger per evoluzioni patologiche e psicosociali gravissime.

Il ripristino di una comunicazione realmente pluralistica, dove le voci fuori da quello che appare un coro autorizzato (spesso anche molto differente da quello di cori autorizzati di altri paesi), darebbe la possibilità di poter confrontare differenti ipotesi di realtà, differenti visioni future, e differenti sviluppi  di vita possibili per fronteggiare scenari profetizzati come apocalittici ed inevitabili.

Allo stato attuale l’espressione di un’opinione non accettata dal mainstream non appare praticabile senza ritorsioni, minacce o pubbliche gogne mediatiche: una voce dissonante viene inevitabilmente bollata come fake news o complottismo, immediatamente aggredita e processata non attraverso seri e più che leciti dibattiti ma con ostracismo radicale a priori dal sistema mediatico, negando ogni forma di dubbio o di pensiero alternativo, a costo della menzogna o della delegittimazione personale. Si tratta propriamente di una devianza comunicativa che sta raggiungendo livelli estremamente pericolosi.

In un sistema democratico e garantito da una Costituzione tra le più belle del mondo, nessuno dovrebbe imporre come e dove attingere le informazioni, trattando di fatto il destinatario come un infante ingenuo e non in grado di intendere e di discernere. La risultante è un’informazione monocolore, che spinge sui pedali dell’uniformità di pensiero attraverso la paura, defraudando di fatto la ricchezza e l’evoluzione della cultura, e atrofizzando la libera ricerca ed espressione di sé.

Rivendichiamo pertanto il diritto di ogni cittadino a poter ascoltare le differenti opinioni in gioco per poterle approfondire, se lo reputa opportuno, nei modi e dalle fonti che reputa più affidabili, per trarre le sue ragionate conclusioniRivendichiamo inoltre il suo legittimo diritto a diffondere le sue opinioni con serenità.

2. Promuovere una cultura della salute

Secondo i dati provenienti da più fonti mediche, il decorso della malattia portata dal Covid-19 è blando, ovvero presenta sintomi lievi. Le persone decedute avevano in essere altre patologie. Le persone sane corrispondono infatti a quell’ampia percentuale di persone che ha contratto il virus ma che ha riscontrato sintomi leggeri o che addirittura non si è accorta di nulla, costruendo presto gli anticorpi necessari.

Ormai è noto in qualsiasi ambito scientifico del settore che condurre uno stile di vita più sano irrobustisce e forgia il sistema immunitario. Mangiare sano, fare movimento, conoscere e gestire lo stress, non fumare né assumere sostanze tossiche, dovrebbe rappresentare un impegno per ognuno di noi, ed i mezzi di comunicazione dovrebbero trasmettere informazioni a tal riguardo senza posa. Appare dunque desolante e dal sapore medievale osservare il faro dell’attenzione pubblica quasi esclusivamente orientato verso la patogenesi piuttosto che sulla salutogenesi.

L’importanza di uno stile di vita sano che tocchi in modo sistemico i fattori che rendono resiliente l’organismo e rinforzano il sistema immunitario dovrebbe diventare parte di una società pronta ad affrontare le sfide complesse sotto ogni punto di vista, in primis quello della salute. Una comunicazione mediatica in tal senso risolverebbe al contempo diverse criticità:

  • solleciterebbe le persone a riappropriarsi della responsabilità sulla propria salute, piuttosto che sentirla sotto minaccia dei comportamenti altrui;
  • aumenterebbe il senso di fiducia e speranza nelle proprie possibilità, piuttosto che delegare ad altri ogni scelta vitale;
  • diminuirebbe il timore e la vulnerabilità rispetto agli eventi patogeni, riducendo di fatto le conseguenze dell’effetto nocebo;
  • restituirebbe la dignità all’essere umano fornendo indicazioni di rilievo per il suo benessere;
  • alleggerirebbe il sistema sanitario nazionale ed i professionisti della cura, oltre a migliorare il clima di rispetto e fiducia tra i cittadini e gli enti medesimi.

3. Evitare l’innesco e la crescita di ulteriori forme di discriminazione 

La comunicazione mediatica sul COVID-19 ha alimentato paure esagerate ed irrazionali. Sono state discriminate o attaccate persone senza mascherina che passeggiavano per strade deserte, operatori sanitari, piccoli imprenditori e autonomi disperati che manifestavano pacificamente rispettando le distanze.

Nuovamente, occorrerebbe scoraggiare tali condotte sollecitando la cooperazione costruttiva e diffondendo buone pratiche, case histories ed esempi concreti dove in primo luogo possa emergere il valore della libertà personale e non lesiva, l’aiuto reciproco e la sinergia tra i governanti e la popolazione.

4. Riconoscere pubblicamente gli errori commessi

Fermo restando che nessun vertice politico e medico fosse pronto per un’emergenza del genere, sono stati fatti degli errori. Questo ha generato sfiducia e sconforto a livello di sentiment popolare. L’autorevolezza tuttavia non si ottiene non sbagliando mai, ma ammettendo e facendo ammenda sui propri errori, per ripartire in maniera più consapevole e ragionata.

Alcuni eventi che hanno generato fermento generale – come il caso di un TSO a un ragazzo che esprimeva il suo dissenso pacificamente o la derisione da parte di personaggi pubblici verso le proposte provenienti da specialisti difformi all’opinione ufficiale – sono fatti gravissimi e sotto gli occhi di tutti, ed un’ammissione di errore in tal senso non è solo moralmente corretta, ma è necessaria per il ripristino della credibilità di chi ha permesso tutto questo.

5. Stimolare il confronto tra studiosi e specialisti ufficiali e studiosi e specialisti indipendenti

Ciò che maggiormente è saltato all’occhio è l’enorme divario tra le comunicazioni ufficiali ed unidirezionali enfatizzate nel mainstream, e quella di altri professionisti nelle medesime aree provenienti da fonti indipendenti. Il ruolo dei social network, quando non ha spregevolmente alterato o oscurato taluni contributi, ha ben messo in luce tali discrepanze, fomentando acredine e – nuovamente – sfiducia e paura.

Una visione con maggiore coscienza di realtà la si osserva quando questa tende ad unire e non a dividere, o comunque ad incentivare il dialogo costruttivo di tutte le voci del coro. Questa è forse una delle più grandi sfide alla quale tutti siamo chiamati.

6. Ripristino dei diritti civili

Il diritto civile non riguarda solo la giurisdizione, ma rappresenta a tutti gli effetti un prerequisito indissolubile per il mantenimento dell’equilibrio psichico e comportamentale. Durante il lockdown si sono paventati diversi obblighi ed imposizioni:

  • quello che mette a rischio la libertà di scelta delle cure e delle soluzioni mediche (primariamente vaccinali) come condizione/minaccia per un ripristino della normalità;
  • quello di tecnologie potenziate come soluzione alternativa alle solite interazioni sociali;
  • quello dell’adozione di presidi sanitari per tutti (mascherine e guanti) che, oltre a non essere di chiara efficacia per evitare il contagio del virus, causano problemi respiratori e alcalosi;
  • quello dell’isolamento, del controllo (attraverso forze di polizia o strumenti tecnologici) e dell’uniformità di pensiero come già delineati sopra.

Rivendichiamo la necessità di riportare al centro l’idea del cittadino come essere vivente con qualità e necessità fisiche, psichiche e spirituali, innalzandolo dal livello di mero consumatore in cui è decaduto. Rivendichiamo inoltre il suo diritto alla libertà di pensiero, di espressione e di scelta di cura.

Tali libertà sono garantite dalle fondamenta della Costituzione, e non sono solo diritti inalienabili dei cittadini ma rappresentano il necessario terreno per il mantenimento di una salute psico-fisica individuale e sociale.

Conclusione: la centralità della salute mentale come bene irrinunciabile dell’individuo

Nel contesto del drammatico stravolgimento nelle modalità del rapportarsi sociale, affettivo e lavorativo, emerge una marcata superficialità del livello di attenzione che è stato posto – da parte delle autorità e dei vari team di esperti arruolati per l’occasione – sulle drammatiche conseguenze in termini di disagio psichico globale.

Appare incomprensibile a livello logico vedere applicato in modo esasperato il principio di precauzione sanitaria per prevenire i possibili effetti di un virus, e osservare la quasi negazione di tale principio per altri aspetti della salute, come se i danni provocati da un virus fossero più rilevanti di quelli che riguardano l’equilibrio psichico e gli altri aspetti citati nel Comunicato.

Appare bizzarro che nel momento in cui si profetizzano riprese ed accensioni assolutamente non prevedibili sotto il profilo medico ed epidemiologico, non sia stato posto tra i foci attentivi dell’azione un progetto serio e valido per la tutela della salute mentale e per il corretto sviluppo personalogico dei minori.

La realtà è stata stravolta, e dalla clinica emergono già allo stato attuale incrementi drammatici dei principali indicatori psicopatogenetici, come sopra esposto.

Dubitiamo che sia necessario ricorrere alla fenomenologia per comprendere quali eventi critici possano generare dal senso di deprivazione dello spazio, percepito come inaccessibile e irrimediabilmente perduto, e dal senso di deprivazione del tempo, vissuto in un presente fisso e cristallizzato, dove il futuro è esso stesso chiuso da una cortina impenetrabile costituita da angoscia e senso di perdita.

Appare stupefacente appellarsi paternalmente al senso di responsabilità dell’individuo quando lo si spinge di fatto – isolandolo socialmente ed affettivamente, abbandonandolo in molti casi anche economicamente, privandolo della possibilità di sostentare i propri cari e senza visione del futuro – verso gravi scompensi psicopatologici.

Le conseguenze psicocopatologiche (derivabili in maniera precisa e scientifica, non semplicemente prevedibili o profetiche) sono drammatiche, ma per di più si accompagnano  ad eventi tragici dal punto di vista socio-familiare: sono qui presenti infatti tutte le principali motivazioni che possono facilmente condurre a eventi drammatici quali suicidi ed omicidi.

Oltre a ciò, le interferenze sullo sviluppo personalogico dei bambini è brutalmente inficiato dall’impossibilità di relazionarsi con i coetanei, di esperire la realtà liberamente, dovendosi in molti casi confrontare con genitori disperati e spaesati e non in grado di supportarli affettivamente, né di spiegare loro lo scorrimento di una realtà che essi stessi non comprendono.

In questo periodo, durante la quotidiana esposizione della giornata da parte della Protezione Civile e del team di addetti ai lavori, abbiamo avuto modo di ascoltare le parole di “esperti” che spiegavano come i bambini non avranno problemi: se i genitori saranno sereni, lo saranno anche i bambini. Crediamo che in questa frase sia racchiuso in perfetta sintesi tutto il livello di superficialità e di disattenzione alla tutela della salute mentale.

Sarà fondamentale porre nuovamente al centro dell’attenzione un particolare che, in maniera stravagante, sembra sia stato curiosamente omesso: l’essere umano, con i suoi bisogni fondamentali, con la sua forza, ma anche con la sua sofferenza e vulnerabilità. Un tale essere vivente viene evocato quale fantasma ogni qualvolta ci si dimentica di considerarlo uomo in quanto tale, e non solo pedina economica e politica da manovrare.

Di fatto, allo stato attuale ci sono tutti i presupposti per poter individuare gli elementi in gioco di una forte manipolazione psicologica delle masse da parte di una visione, un  pensiero e un approccio alla vita dominante che cerca di imporsi come unico e indiscutibile, di caratteristica indubbiamente settaria.

Noi specialisti della salute psichica, in unione e costante confronto con tutte le figure professionali che lavorano quotidianamente per il benessere delle persone e della società, ci impegneremo a sostenere tutti quei comportamenti virtuosi in grado di favorire il maggior benessere psico-fisico, e ci impegneremo a promuovere la bellezza e la ricchezza del libero pensiero.

Apri e scarica il Comunicato in pdf.

Download the English version here.

* Il presente Comunicato si dichiara in accordo e sinergia con il Comunicato AMPAS dei Medici di Segnale (21/04/2020), con la mozione assembleare sulla salute pubblica del Comitato Rodotà (04/2020) e con il Manifesto del Patto per la Libertà di Espressione promosso da Byoblu (04/2020).


Sei uno psicologo, psicoterapeuta o uno psichiatra?