Impossibilitati a vivere

di Giuseppe Grasso
(10.8.2021)

[Dell’autore –professore di Chimica generale e inorganica a Unict– abbiamo già pubblicato un intervento dal titolo Studenti al bar e non nelle aule.
Grasso riprende ora i temi accennati in La fede, e lo fa con una testimonianza appassionata, dolente e razionale
]

Purtroppo è oramai raro per me trovare persone sulle mie posizioni che non siano riconducibili agli sciacalli di estrema destra che nel tentativo di racimolare qualche voto da quelli che manifestano malcontento, si elevano a paladini della giustizia sociale, ma sono gli stessi che cercano di aizzare gli animi contro i migranti portatori del virus.

Sono veramente stufo di essere etichettato novax o con altri nomi che nulla hanno a che vedere con il mio pensiero e non vorrei in alcun modo mescolarmi con i terrapiattisti, gli omofobi, i fascisti. Sono doppiamente vaccinato perché spero che questo possa migliorare la situazione, per il bene della collettività. Ma sono un fermo oppositore di tutte le restrizioni e imposizioni COVID (incluso il greenpass appena istituito, la mascherina ovunque, etc.) che hanno di fatto instituito in Italia ed in buona parte del mondo (questo è davvero spaventoso) una specie di stato di terrore e di vera e propria dittatura (in Australia hanno messo l’esercito nelle strade per pochi ammalati). Utilizzo questa parola consapevole che molti sono fortemente critici nei confronti di chi chiami “dittatura sanitaria” la condizione in cui viviamo da anni. Tuttavia mi sono chiesto e chiedo a queste persone: che cosa definisce un ordinamento dittatoriale? La risposta che mi sono dato è la seguente: si diventa una dittatura nel momento in cui lo stato, per il bene della collettività, cioè avendo come ultimo fine il bene dei cittadini (almeno nell’idea) schiaccia il singolo, privandolo di libertà fondamentali che non andrebbero mai soppresse, in nessun caso. Quali sono le libertà fondamentali, cioè quale è il limite tra una legge non liberticida e una che non lo è? Questo è un campo molto delicato, di competenza di un giurista, ma sicuramente non si può paragonare (come viene spesso fatto da buona parte della gente che odia i “novax”) l’obbligo di non fumare al chiuso o di mettere la cintura di sicurezza con quello che stiamo vivendo.

L’impossibilità di lavorare, di studiare, di incontrare i propri cari, di viaggiare, di stare vicino ad una moglie che partorisce, ad un caro che muore…di partecipare ad una finale olimpica. Faccio quest’ultimo esempio perché conosco molto bene il caso, avendo contatti diretti. L’atleta Bruno Rosetti, componente fondamentale del 4 senza olimpico italiano partecipante alle ultime olimpiadi (aspirante all’oro olimpico), dopo avere qualificato la barca per la finale, a meno di 2 ore dalla gara è stato trovato positivo (asintomatico) e gli è stata negata la possibilità di fare la gara con i suoi compagni (mi chiedo chi avrebbe contagiato durante la gara di canottaggio). I suoi compagni sono riusciti ad acciuffare il bronzo lo stesso prendendo in prestito uno del due senza (il quale è stato a sua volta sostituito dalla riserva e il due senza non ha preso medaglia anche se ci speravano). Rosetti si trova ancora oggi chiuso in una stanza di albergo in Giappone, agli arresti domiciliari e gli passano il riso da sotto la porta, in attesa che si negativizzi. Nella speranza che non diventi pazzo, in regime più duro del 41 bis, è doppiamente vaccinato e perfettamente sano (si è fatto portare una cyclette in stanza e pedala tutto il giorno in 4 metri quadrati). Tutto questo per il nostro bene e il suo. Io credo che davvero viviamo in una distopia dalla quale non ho capito come dovremmo uscirne. Con il greenpass? Mi viene quasi da ridere, anzi da piangere. Se per togliere le restrizioni aspetteremo che il virus venga debellato dalla faccia della Terra (perché anche se lo debelli dall’Italia, poi appena apri i confini tornerà, mutato o no), quanti anni potrebbero volerci? E soprattutto come ci si aspetta coerenza e rispetto da parte dei cittadini se continui a vessarli con tutte queste restrizioni?

Giusto per fare un esempio della follia che stiamo vivendo allego una immagine della foto scattata ieri dentro Etnaland [immagine di apertura, n.d.r], un parco di divertimenti dietro porta in cui vanno gli adolescenti ed in cui ho portato le mie figlie. Ma potrei allegare decine di foto, scattate durante i festeggiamenti dell’europeo, a feste private, etc, Questi sono gli stessi ragazzi che hanno fatto 2 anni di DAD. Ma quale è il senso di tutto questo? Perchè li dobbiamo abbrutire così, fregandocene della loro vita e del loro sviluppo in tal modo? Cosa ci aspettiamo che succeda alla lunga, a queste generazioni? Non mi si venga a dire che il COVID circola a causa loro. Loro sono delle povere vittime e i burocrati politici che ci governano sono i carnefici a mio avviso. Perché si continui a combattere in questo modo il covid con tutto quello che c’è di molto più urgente e importante (il cambiamento climatico) è per me un mistero. Ovviamente, sempre a Etnaland, tutti i dipendenti bagnini dovevano stare con la mascherina anche all’aperto (mentre da soli, lontano da tutti, armeggiavano con i comandi delle attrazioni). Si stava ammassati nelle file per gli acquascivoli, ma poi i giri di giostra si facevano a capienza dimezzata (in modo da creare ancora più fila e stare ancora più ammassati). Tutto ciò mi ha ricordato molto le nostre lauree in cui tutto è contingentato, fuorchè i festeggiamenti fuori dall’aula magna. Ma perchè dobbiamo vivere nella totale follia? O speriamo tutti di trasformarci in robot asettici senza vita? Non potremmo fermarci un attimo e smetterla di inseguire il sogno del contagio zero, che ci sta uccidendo nell’animo più di ogni altra cosa?